www.lagelateriadellarte.it di Francesco R. Giornetta
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Cattedrale di Troia. Gioiello del Romanico in Puglia.

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Di solito le vacanze estive le passo nel mio paese di origine in Puglia, a qualche chilometro dal mare. Quest’anno, causa i pochissimi giorni ed il pessimo meteo, ho deciso di dedicarmi esclusivamente al turismo culturale nei luoghi della mia zona.

Per capirci, parlo della zona di Lesina in provincia di Foggia, porta d’ingresso della Puglia e del Gargano per chi proviene dal Nord, forse nota ai più grazie al suo lago.

Il percorso si è sviluppato lungo la direttrice che dal mare va verso l’interno, verso il sub-appennino Dauno, e quindi Lucera, Troia fino ad Orsara di Puglia.

Uno dei gioielli del Romanico in terra di Puglia che vi voglio descrivere si trova a Troia.

Si tratta della concattedrale di questa cittadina di poco più di 7.000 anime.

Non sapevo della sua esistenza, e appena arrivato alla sua presenza, con la mente superallenata all’architettura romanica, vista la preparazione proprio in quel periodo dell’esame di Storia dell’arte medievale, mi è sembrato di vedere nel registro inferiore, in piccolo, la Cattedrale di Pisa.

pisa_facciata troia_facciata
 Pisa Troia (FG)
Siponto_facciata_chiesa Termoli_facciata_Duomo
Siponto (FG) Termoli (CB)

Le alternanze di archi al cui interno si possono notare delle figure geometriche, sono identiche a quelle pisane. D’altra parte non c’è da stupirsi, nella zona gli influssi pisani sono numerosi, come a Siponto o a Termoli.

Incuriosito da questo aspetto, ho indagato sulla data di inizio lavori, e con grande soddisfazione ho rilevato che l’inizio della costruzione risale alla fine dell’XI secolo e più precisamente al 1093 ed i lavori si sono protratti fino al primo quarto del XII secolo (1125).

Perché con soddisfazione? Perché Pisa risale al 1063 e quindi l’architetto di Troia ha sicuramente avuto modo di conoscere il progetto pisano, purtroppo non sono riuscito a recuperare informazioni sul suo nome, cosa non inusuale in quel periodo; erano pochi, infatti, coloro che hanno visto i loro nomi associati alle costruzioni.
Possiamo citare ad esempio Buscheto a Pisa e Lanfranco a Modena.

La Facciata

troia_facciataLa facciata è divisa in due da un cornicione al di sopra del quale si innalza un inusuale protiro sospeso, che sembra posto lì a protezione del prezioso rosone

Mentre il registro inferiore della facciata, come del resto quello di tutta la costruzione, ricorda il duomo pisano, con questi sei archi cechi (tre per lato) sorretti da lesene ed un settimo che ospita il portone in bronzo, la parte superiore anticipa la struttura interna della chiesa con navata centrale e due navate laterali

L’arco centrale della facciata, come dicevo, ospita il portone di entrata. Uno dei pochi esempi in bronzo di questo periodo, volendo possiamo ricordare quelle di Pisa (rifatte successivamente a causa di un incendio) e quello di San Zeno a Verona.

Il motivo lo spiega molto bene Jaques Le Goff, storico e scrittore, nel suo “Il Medioevo Europeo” (2003): “Il Medioevo rimane a lungo un mondo di foreste, un mondo del legno, al contrario del Vicino Oriente, povero di alberi. Il bronzo è un legato dell’Antichità, un materiale di lusso che giunge all’Occidente medioevale per intermediazione o imitazione di Bisanzio – e Bisanzio è lo spazio di un cristianesimo greco, ortodosso, diverso, più statico ma più raffinato”.

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leone_con_anello drago_alato
Portale centrale e dettagli della Cattedrale di Troia

E’ opera di Oderisio da Benevento e risale al 1119. Due ante in bronzo con rappresentazioni di alta qualità, fortemente aggettanti, di otto teste di leone con anello di ferro tra i denti e due draghi alati che mordono il battaglio pendente.
In tutto 28 formelle di cui 8 con personaggi dell’epoca in qualche modo legate alla costruzione (il vescovo Guglielmo che ne è il committente per esempio), tra cui lo stesso Oderisio.
Rappresentazioni con figure a rilievo realizzate con la tecnica dell’agemina (intarsio con metalli diversi, inseriti non con fusione ma battuti internamente) lavorate in modo da dare una dimensione diversa, plastica, ai motivi della tradizione bizantina.

Giusto per capire il periodo in cui siamo collocati, teniamo presente che tra 25 anni (1144) termina l’opera di ricostruzione di Saint Denis a Parigi da parte dell’Abate Suger. E’ vero, stiamo parlando della nascita del gotico, ma questo indica che c’è già in atto un processo di rinnovamento delle arti figurative che vedrà la scultura per prima spezzare progressivamente i legami con la struttura stessa degli edifici.

Di Oderisio è anche le porta sul lato ovest rispetto al portale centrale, datata 1127, detta “Porta Minore”, su di essa è visibile l’iscrizione che non lascia dubbi sull’identità del costruttore: “…factor portarum fuit Oderisius harum beneventanus…”

porta-minore-1 porta-minore-2
scritta-oderisio-1 scritta-oderisio-2

E certamente non è secondaria l’iconografia dei fregi degli architravi, dei capitelli, dei piedritti che decorano le porte della chiesa.
La cattedrale romanica, come quella gotica successivamente, era per il popolo la trasposizione figurata della Bibbia, un libro aperto che parlava di fede, di credenze, a volte di magie e finanche di storie mondane (una sorta di televisione dell’epoca) come per esempio le storie di Re Artù sulla porta della Pescheria a Modena.
Ed i bassorilievi delle porte della Cattedrale di Troia non sfuggono certamente a questa regola.

Quello del portale centrale ospita il tetramorfo, che da San Girolamo in poi è la rappresentazione dei quattro evangelisti.

Angelo-Matteo Leone-Marco
Angelo (o Uomo Alato)= Matteo Leone = San Marco
Bue-Luca Aquila-Giovanni
Bue = San Luca Aquila = San Giovanni

 Alle estremità i due Santi Patroni, Eleuterio e Secondino, ed al centro Cristo in trono con la Madonna alla sua destra ed il consueto San Giovanni alla sua sinistra (qualcuno vede San Pietro nell’atto di ricevere le chiavi).

I due capitelli che sorreggono l’architrave sono anche loro molto importanti nel percorso figurativo che narra di come oltrepassando quella porta si venga accolti in Cristo ed uscendone si esce con Cristo nel cuore.
“ISTIUS ECCLESIAE P(ER) PORTAM MATERIALIS INTROITUS NOBIS TRIBUATUR SPIRITUALIS (“Attraverso la porta di questa chiesa l’ingresso materiale ci procuri quello spirituale”) questa l’iscrizione sull’architrave.

architrave-porta-centraleDicevo dei capitelli, la simbologia si riferisce al percorso di iniziazione del cristiano.
Quello a sinistra lo rappresenta prima della sua completa conversione, una figura antropomorfa con la bocca scimmiesca che esplicita rozzezza e una vita vissuta nell’ignoranza, posizionato su un albero popolato da creature animali che lo minacciano.
Le altre figure presenti sono un caprone con le corna che rappresenta la testardaggine, la capra, che nella simbologia ebraica è un animale pulito, rappresenta il neofita che si avvicina alla fede ed il cane simbolo della continua ricaduta al peccato nonostante i buoni propositi di fede.

capitello-sinistra capitello-destra
 Capitello a sinistra Capitello a destra

Quello a destra, invece, è un uomo sereno, che si aggrappa all’albero della vita, che ha trovato la fede e ne è grato.
Non bisogna dimenticare che i cicli narrativi religiosi, in scultura, pittura o comunque in qualsiasi arte figurativa sono rigidi e difficilmente ammettono deviazioni.
Alla sinistra del Signore viene sempre rappresentato il peccato ed alla sua destra la salvezza.

Sulla porta ad est, invece, sopra l’architrave finemente scolpito con un tralcio floreale, è situata una lunetta all’interno della quale è rappresentato Cristo tra due angeli che sembrano accingersi a prenderlo per le braccia e portarlo in cielo. Cristo è colto nell’atto di calpestare un leone ed un drago. (Libro dei Salmi, cap. 91-13: Camminerai su aspidi e vipere, schiaccerai leoni e draghi).

Troia-lunetta-ovestL’iconografia è indirizzata, anche in questo caso, al fedele che poteva sentirsi rassicurato, perché entrare in quel luogo significava entrare in un posto dove il male non poteva esistere.

Interno

Come già accenato l’interno della chiesa è a tre navate. Quella centrale, più larga e più alta di quelle laterali, ha il soffitto in legno con struttura a capriate mentre le due laterali, oggetto di rifacimento successivo, hanno volta a crociera. Da notare la prima colonna a destra che è gemina e che porta il numero delle colonne a 13 come gli apostoli e Gesù insieme.

La diversità delle colonne, sia del protiro che delle navate interne, evidenzia l’utilizzo di materiale di reimpiego nella costruzione dell’edificio, cosa per altro normale sia per il periodo e sia per il fatto che Troia, la vecchia Aece, era un importante centro già prima dell’epoca romana e quindi una buona fonte di materiale di recupero.

troia_navata_centrale troia_navata_laterale
troia_interno

Il Rosone

troia_rosoneUna delle particolarità di quest’edificio è senza dubbio il rosone.

Come tutte le parti di un edificio sacro, anche il rosone è carico di simbologia principalmente legata ai numeri, e se lo si analizza tenendo presente questo concetto, tutte le sue parti assumono un significato ben preciso.

Il raccordo centrale delle 11 colonnine che suddividono i petali, è un cerchio prefetto che è da identificare nella figura di Gesù, una lavorazione a corda, o come, da altri fatto presente a serpente che si morde la coda, è simbolo di eternità dove non c’è ne inizio ne fine.

Undici è il numero ricorrente in quest’opera che lo rende un unicum nel suo genere, se si esclude quello più piccolo dell’Abbazia di Santo Stefano a Manfredonia. In nessun altro rosone troveremo mai undici petali.

L’interpretazione più comune ed immediata che viene data è che 11 è il numero degli apostoli senza Giuda Iscariota ma, come spiega molto bene nel suo articolo Guido Iamele, 11 sono anche gli archi che si rincorrono e che danzano sulle colonnine e che se li si segue formano due gruppi rispettivamente di 5 e di 6 archi, numeri che nella simbologia indicano il microcosmo ed il macrocosmo, cielo e terra.

L’analisi dell’opera denota una grande maestria nella realizzazione. I petali sono lavorati a troforo terminano alla sommità con una forma trilobata anch’essa traforata. All’incrocio degli archi di cui abbiano detto poco fa, si trovano delle aperture trilobate, anche queste traforate, che simbolicamente vengono associate alla rappresentazione della Santa Trinità.

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Francesco R. Giornetta laureato in Storia e Tutela dei Beni Artistici e Musicali presso l'Università di Padova.

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