www.lagelateriadellarte.it di Francesco R. Giornetta
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Omaggio a Jannis Kounellis

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“Il luogo comune è entrato nella sfera dell’Arte e l’insignificante ha iniziato ad esistere”

Questo è uno dei pensieri di Germano Celant, il critico d’arte genovese che nella seconda metà degli anni ’60, in piena contestazione studentesca ed operaia, aprì ad un’Arte nuova che utilizzasse il quotidiano per la realizzazione dell’opera d’arte.

Intendiamoci, con Celant siamo in presenza di una dinamica già vista con Paul Durand-Ruel e gli impressionisti, con Ambroise Vollard e Cézanne, con Leo Castelli e la Pop Art e di lì a poco con Achille Bonito Oliva e la Transavanguardia, ovvero alla creazione di una nuova catalogazione dell’arte che parte dalla forza di volontà di un curatore/critico/gallerista e non semplicemente dall’affermazione naturale di un artista.

Come dire, imposta a tavolino.

Quella che nasce in quegli anni è un’arte che tende a non avere più riferimenti con il passato e tanto meno con i mezzi di creazione tradizionali.

L’opera d’arte diventa la celebrazione dei materiali di uso comune, che compongono la vita degli uomini.

Acqua, fuoco, legno, ferro ed altro ancora, assemblati o isolati, fuori dalle tecniche artistiche conosciute, diventano Arte; non solo, l’opera d’arte è anche la combinazione delle forze fisiche presenti in natura, come la gravità o l’elettricità.

Nasce in questo ambiente l’Arte Povera, nel dialogo tra Celant e artisti come Boetti, Merz, Paolini, Penone, Pistoletto e numerosi altri.

Le opere che si realizzeranno non sono da considerare concluse, ma in continuo dialogo con l’ambiente che le ospita, crescono nell’ambiente e interagiscono attivamente o passivamente con l’uomo.

Uno dei più grandi rappresentanti di quest’arte ci ha lasciato il 16 febbraio 2017, all’età di 81 anni.

Jannis Kounellis, greco naturalizzato italiano, ha rappresentato nelle sue opere proprio questo tipo di pensiero.

La sua missione era quella di dare dignità artistica ai materiali che accompagnano nella vita l’attività umana, di come questi all’apparenza inerti possano sprigionare potenza ed energia.

E’ il caso di Margherita di fuoco del 1967


dove il ready made è il fuoco.

Un lavoro che parla di energia, dove il ferro assume forme naturali e la forza interna alla natura è la fiamma che esce dalla margherita.

O ancora in Carboniera, sempre del 1967, dove il carbone statico ed inerte, adagiato sul ferro del braciere, lascia allo spettatore la capacità di immaginare la potenza energetica del fuoco.

Materiali apparentemente inerti che possono sprigionare potenza ed energia.

Del 1969 è invece Sacchi di semi.

Qui l’energia è rappresentata dalla capacità di crescita che abita nei semi. Un qualcosa di immobile e fermo che ha in sé la vita.

Sempre del 1969 è Cavalli (Galleria, l’Attico Roma)

Jannis Kounellis in quest’installazione va oltre Duchamp. Il ready made prende letteralmente vita. Qui sono i cavalli vivi, eletti a ready made, che formano l’oggetto stesso dell’opera. Una vita rappresentata con forza ed energia che a stento viene tenuta a freno.

Ma forse non tutti sanno che un’opera del maestro può essere ammirata e vissuta quotidianamente negli spazi pubblici dell’Università di Padova.

Si tratta di Monumento alla Liberazione, un’opera del 1995, abbastanza recente quindi.

Un’opera che si legge dal basso verso il basso. Sono delle vecchie assi di legno segnate dall’usura (e questo è un aspetto dell’Arte Povera), adagiate a formare una parete che inizia in modo travagliato e un po’ alla volta si parifica e trova la sua stabilità.

Quello che vuole comunicare quest’opera e che le nostre basi poggiano sulla sofferenza di chi ci ha preceduto.

In questo caso il rimando è alla lotta per la liberazione del paese durante la seconda guerra mondiale.

La bandiera italiana, posta di lato, indica lo scopo delle sofferenze.

Un messaggio diverso dalle precedenti opere, forse segno della maturità dell’artista che ha comunque in sé i segni della vitalità, dell’energia, del cambiamento che lo scorrere della vita ha in ognuno di noi come singolo e come membro della collettività.

Un Saluto

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Francesco R. Giornetta laureato in Storia e Tutela dei Beni Artistici e Musicali presso l'Università di Padova.

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